I beni sotto sequestro preventivo

L'INCHIESTA "AEMILIA" COLPISCE CONOSCIUTE AZIENDE PARMENSI

DiaDi seguito, l’elenco dei beni sotto sequestro preventivo nell’ambito dell’inchiesta “Aemilia“, ordinato dal Gip Alberto Ziroldi. Nei confronti di Michele Bolognino vengono sequestrati beni, denaro e altre utilità cui il condannato non possa giustificare la provenienza e di cui risulti essere titolare o avere la disponibilità a qualsiasi titolo in valore sproporzionato al reddito, per presunta accumulazione illecita di patrimonio. Sequestrate le società di Gualtieri Antonio, accusato di essere il promotore dell’organizzazione criminale: Edil Tetti Srl (luogo nel quale avevano luogo alcuni appuntamenti con Maffioletti e dove si emettevano false fatture per estorsione nei confronti della Metalma), Edil Tetti Group Srl, G. A. Servizi Srl, Redegonda Srl. Stessa sorte per le seguenti:

– Studio Tattini & Stefanelli Srl, di proprietà di Stefanelli Fulvio e Tattini Roberta, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa;

– M. & C. Consulting snc (80%), SI Servizi Industriali Srl (50%), SC Servizi & Consulenze Srl (50%), R01 Investment Srl (80%), Digial.com Srl (50%), B01 Investment Srl (80%), di proprietà di Clausi Agostino Donato, accusato di partecipazione all’associazione mafiosa per i suoi rapporti con Giglio Giuseppe;

– Paris Srl e F. G. Srl Semplificata, di proprietà di Floro Vito Gianni, accusato di partecipazione all’associazione mafiosa;

– Naturalmente Srl (95%), acquisita da Valerio Antonio attraverso comportamento intimidatorio esautorando Ferrari Roberto delle sue quote peer il corrispettivo di un euro;

– confiscato il circolo Cartagena Club, formalmente gestito da Zhang Jianyong e Tang Jianyao ma di fatto riferibile a Blasco Gaetano e Valerio Antonio (affiliati al clan Grande Aracri);

– una Lamborghini estorta da Costi Omar a Cesarini Andrea, debitore di questi;

– confiscate quote della Global Group, della Edilprogress Srl, il 99% della S.F.L. Escavazioni e trasporti, immobili e terreni censiti nel catasto del Comune di Cadelbosco di Sopra (RE), beni riferibili alla figura di Silipo Antonio, accusato di essere uno degli organizzatori dell’associazione mafiosa;

– un complesso immobiliare a Montecchio Emilia, in via Giovanni Pedrini, di Vertinelli Giuseppe che ha acquistato gli immobili da soggetti poco più che maggiorenni, privi di autonome fonti di reddito e della capacità di realizzare trasformazioni edilizie;

– Opera Srl, di Brugnano Giuseppe e Ruggiero Alessandro, accusati di essere prestanome per il trasferimento fraudeolento delle quote societarie al Vertinelli;

– Vertinelli Srl, che si serviva di prestanome come Salvati Luigi, Ruggiero Salvatore ed il figlio Alessandro;

– Top Service Srl Unipersonale, di Vertinelli Palmo e Giuseppe che si servivano dei prestanome Trento Carlo e Rillo Paolo, entrambi privi della capacità reddituale per effettuare investimenti coessenziali all’attività dell’impresa;

– due appartamenti a Crotone, in via Israele ai muneri civici 200 e 45; – due appartamenti a Gualtieri (RE), in via Cento Violini;

– G.P.Z. Trading, di Bertocco Erika (50%) e Vecchi Daniela (50%), coinvolta nel sistema di false fatturazioni;

– immobili a Cadelbosco di Sopra (RE) in via Alighieri 9 e 53, di Floro Vito Gianni per un valore pari a 110 mila euro;

– immobili a Goito (MN) in via Mori 88, 81/B e 92, a Viadana (MN) in via Manfrassina 107, di Giglio Giuseppe per un valore di 354.200 euro;

– immobili a Reggio Emilia in via Galiani 1/5, di Belfiore Carmine per un valore di 230 mila euro;

– Re.com Srl e Giglio Srl, entrambe sotto il prestanome Scida Francesco ma gestite effettivamente da Giglio Giuseppe;

– T.R.S. Srl e I.T.S. Intelligence Transport System Srl, sotto il prestanome Lonetti Sergio ma gestite da Giglio Giuseppe;

– New Dimension Srl, di Giglio Elisabetta e Vittimberga Ferraro Concetta poi ceduta a Giglio Giuseppe per un valore di 10 mila euro che nel 2011 cede alla moglie Curcio Maria;

– Trasmoter Srl, sotto il prestanome di Zangari Valter ma di fatto gestita dal cugino Giglio Giuseppe che si avvale della collaborazione di Bonazzi Andrea, suo uomo di fiducia;

– T.F. Srl, di Giglio Antonio (50%) e Curcio Maria (50%) ma gestita in realtà da Giglio Giuseppe;

– Lago Blu Srl (proprietaria di 39 immobili), di Giglio Giuseppe (66%) che poi cede le sue quote al padre Giglio Francesco;

– Tecnotrasporti Meccanica Srl, di cui Floro Vito Gianni assume la fittizia intestazione in favore di Scordo Giuseppe;

– Argon Srl, di Belfiore Francesco e Olivo Salvatore utilizzata come società cartiera da Belfiore Carmine;

– FML Srl Unipersonale, intestata a Croci Debora (riscontrata evasore totale) in realtà di Belfiore Carmine;

– Effemme, di Manzoni Giuseppe;

– Truck&Trade Srl, di Manzoni Giuseppe;

– Edil Costruzioni Srl, di Bidin Corrado;

– immobili ad Arcole (VR) in Piazza Francesco Poggi, di Aiello Giuseppe per un valore di 72.800 euro;

– immobili a Cutro (KR) in Località sangue di gatta, di Frontera Francesco per un valore di 75.485,87 euro;

– A.L. Costruzioni Sas, di Aiello Giuseppe;

– Nuova Eurocostruzioni Snc, di Aiello Giuseppe (50%) e Lerose Salvatore (50%);

– Edil Planet, di De Luca Giuseppe;

– F.D.G. Service, di Panica Eugen;

– Edil Building Srl, di Mangiacotti Matteo;

– Magnolia Srl, intestata a Ferri Bernardini Gabriele ma di fatto gestita da Mancuso Vincenzo;

ristorante “Antichi Sapori” a Reggio Emilia, di Brescia Pasquale, partecipante dell’organizzazione mafiosa che si incontrava in questo luogo;

– 49% delle quote della Ba.Ci.Ro. Srl, di Cianfalone Emanuela, figlia dell’ispettore Cianfalone Antonio (24,5%) e Rocca Elena (24,5%): la società gestiva il ristorante “Pagus” prodotto del reato di concorso esterno in associazione mafiosa rappresentando la trasformazione della remunerazione derivante dal continuativo contributo offerto per il rafforzamento delle capacità operative dell’organizzazione;

– CT Vrabie Srl, B.D. Unipersonale Srl e Dodonut Srl, di fatto riferibili a Bolognino Michele ma intestate a Vrabie Carmen (convivente di Bolognino Michele) e Bolognino Catianna per la CT Vrabie Srl, Bolognino Domenico (figlio di Michele) per la B.D. Unipersonale, Bolognino Catianna e Marzano Antonio per la Dodonut Srl;

– Bianchini Costruzioni, di Bianchini Augusto e della moglie Braga Bruna, aggiudicataria di lavori dal Comune di Finale Emilia nonostante l’assenza dei requisiti normativi;

– B&V Costruzioni Srl Unipersonale, con sede in Bibbiano (RE);

– Anpa Costruzioni Srl Unipersonale, con sede in Bibbiano (RE);

– Opera Srl, con sede in Crotone (KR);

– un terreno e vari immobili a Crotone (KR);

– immobili a Montecchio Emilia, in via Giovanni Pedrini;

– veicoli, rapporti bancari e polizze di Bolognino Michele.

Per quanto riguarda il complesso immobiliare di Sorbolo sussistono gravi indizi del reato di reimpiego di flussi finanziari, beni e servizi di provenienza illecita riconducibili all’attività criminale della cosca Grande Aracri, gestiti da Giglio Giuseppe, Pallone Giuseppe, Gerace Salvatore e altri. La realizzazione dell’intervento ha interessato diverse società originariamente riconducibili all’imprenditore Falbo Francesco, costretto dagli indagati a liberarsi delle quote a lui intestate per cederle ad esponenti del sodalizio. Finiscono sotto sequestro preventivo le seguenti:

– Ki Srl, di Giglio Giuseppe e Pallone Giuseppe;

– Aurora Building Srl, di Ki Srl e Demos Srl;

– Gea Immobiliare Srl, di Giglio Giuseppe e Pallone Giuseppe;

– Medea Immobiliare Srl, di Curcio Maria e Pallone Giuseppe;

– La Pilotta Costruzioni Srl (50%), di Vaccari Olmes;

– Il Cenacolo Srl, di proprietà di Molinari Antonio (5%) e Macrì Francesco (95%): tuttavia si tratta di un’intestazione fittizia, come rilevato dalle intercettazioni telefoniche, perché il reale controllo era di Bolognino Michele e del boss Nicolino Grande Aracri;

– confiscata la Mille fiori Srl, riconducibile a Bramante Antonietta e Schettini Giovanna (mogli rispettivamente di Vertinelli Palmo e Giuseppe) ottenuta tramite concessione edilizia rilasciata il 20 marzo 2003 dal comune di Montecchio Emilia;

– Secav srl, di Vertinelli Palmo e Giuseppe, il primo dei quali coinvolto nell’operazione Scacco Matto dalle cui imputazioni venne assolto, che agivano tramite il prestanome Oppido Raffaele, loro uomo di fiducia che si era intestato anche appartamenti e garages realizzati nel complesso immobiliare di Sorbolo.

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